Terreno acido
Come correggerlo

Santa Maria degli Ancillotti

Il pH di un terreno è un parametro molto importante per le coltivazioni.
Un terreno si può definire acido quando ha un pH inferiore a 7 – il valore 7 indica la neutralità.
Ma anche in questo range dobbiamo fare delle distinzioni in base al valore specifico del pH:
• pH compreso tra 5,1 e 5,5: terreno fortemente acido
• pH compreso tra 5,6 e 6: terreno moderatamente acido
• pH compreso tra 6,1 e 6,5: terreno debolmente acido
• pH compreso tra 6,6 e 7,3: terreno neutro

Gli effetti dell’acidità del terreno sulle piante


Il pH di un terreno determina alcuni effetti sulla disponibilità degli elementi nutritivi per le piante che vi crescono.
Nel suolo le piante reperiscono tutti gli elementi necessari alla loro vita – la sostanza organica naturalmente presente e i nutrienti apportati con i fertilizzanti.
Le piante assorbono questo nutrimento attraverso la frazione liquida del suolo, detta “soluzione circolante”, e la disponibilità dei nutrienti è maggiore o minore in relazione al pH del suolo e alla qualità di questa soluzione circolante.

Cosa comporta un pH acido? In primis penalizza la disponibilità di calcio, magnesio e fosforo e la mineralizzazione dell’azoto; in secondo luogo, poi, si verifica una maggiore solubilità di ferro, boro, alluminio e dei metalli pesanti.
Se il terreno è molto acido, si riduce drasticamente il contenuto microbico generale, mentre se l’acidità non è troppo marcata ci sarà una prevalenza di batteri e una carenza di funghi.
In pratica e in parole povere: la maggior parte delle piante e degli ortaggi ama il terreno con un pH leggermente acido, compreso tra 6 e 7, che rappresenta la condizione in cui la maggior parte degli elementi nutritivi è disponibile in maniera ottimale.
Ci sono poi anche piante che vengono definite “acidofile”, cioè che amano i terreni molto acidi. Un paio di esempi molto comuni: i mirtilli e le azalee.

Come si corregge un terreno acido?


Per correggere l’acidità di un terreno si procede con una pratica che si chiama “calcitazione”, che consiste nella distribuzione sul suolo di prodotti alcalini a base di calcio, come la calce idrata o il carbonato di calcio: per alzare il pH di un punto servono circa 500 grammi/metro quadrato di una delle due sostanze – poco di più se si tratta di terreni argillosi, poco di meno se si tratta di terreni sabbiosi.
Ma ci sono anche altre sostanze naturali in grado di sortire gli stessi effetti e sono la cenere di legna naturale non trattata, il litotamnio, che è una farina di alghe calcaree, la calce di defecazione degli zuccherifici, che è un sottoprodotto della lavorazione industriale della barbabietola da zucchero e l’acqua dura, ovvero l’acqua calcarea molto ricca di carbonati di calcio e magnesio, raccomandata per l’irrigazione dei terreni acidi.

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